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Il Signore bussò al mio cuore



Mi chiamo Gioele e ho lavorato come idraulico nella città di Milano. La dedizione con cui lavoravo, l’avidità che mi caratterizzava e il fine che mi prefiggevo, vale a dire una vita soddisfatta economicamente, anche se non me ne rendevo conto, mi allontanavano dall’adempiere il mandato che Dio ha rivolto ad ogni credente: “Andate per tutto il mondo e predicate l’Evangelo ad ogni creatura” (Marco 16:15). Pur frequentando tutte le riunioni della mia comunità e nonostante facessi parte del gruppo evangelistico, il servizio a Dio non occupava nel mio cuore un posto di preminenza. Il desiderio di servire il Signore, ponendolo al centro della mia vita, nacque a seguito di una riflessione sullo scopo che ogni credente “dovrebbe” perseguire nella propria esistenza. Compresi che essendo un figlio di Dio, il mio animo doveva rivolgersi alle cose del cielo e non legarsi a quelle che sono sulla terra. La realtà di questa situazione mi portò ad un conflitto interiore: vivere per me stesso o vivere per il Signore? Confuso a motivo di questo dilemma, chiesi al Signore d’aiutarmi e di farmi di me un Suo servitore. Non passò molto tempo che nel mio cuore si accese il desiderio intenso di donare totalmente la mia esistenza a Dio. In quell’anno partecipai all’Incontro Nazionale Giovanile tenutosi a Chianciano Terme, nel quale fui benedetto in maniera particolare da Dio. Il Signore fece soffermare la mia attenzione sull’opera dell’Istituto Biblico Italiano. Inizialmente il mio sentimento non fu positivo, provai una sorta di repulsa per questa istituzione, forse per via di un’opinione errata che mi ero formato al punto da considerare molti di quei giovani che frequentavano l’I.B.I. come persone senza spina dorsale, che preferivano studiare, piuttosto che lavorare praticamente per il Signore. Inoltre, all’epoca ero convinto che quella scuola non facesse per me, in quanto, lavorando, non potevo nemmeno pensare di lasciare tutto per rimettermi sui libri. Tornato a casa affrontai quello che sarebbe stato l’anno più difficile della mia vita, perlomeno fino a quel momento: il Signore bussò ripetutamente alla porta del mio cuore per infondere in me il desiderio di frequentare l’Istituto Biblico, eppure io mi ostinavo ad allontanare da me questo pensiero. Giunto il mese di giugno decisi di trascorrere parte delle mie ferie facendo il collaboratore al campeggio di Rota d’Imagna durante il turno bambini. Di ritorno a Milano dovetti affrontare nuovamente quella voce che mi invitava a lasciare tutto, e pensai di metterla a tacere definitivamente trovando un compromesso e cioè iscrivermi alla Scuola Biblica di Milano, peccato, però, che il tempo utile per l’iscrizione fosse scaduto e dovetti rinunciare. Pensavo che il Signore mi avesse, ormai, chiuso le porte rispetto alla possibilità di frequentare una scuola biblica e mi sentivo più tranquillo, ma fu proprio allora che quel desiderio ritornò con maggiore insistenza. Cercai di combatterlo con una nuova scusa, dicevo a Dio di non saper parlare, che non mi piaceva studiare e che la mia famiglia aveva bisogno di me. Partire alla volta di Roma non era né logico né saggio, inoltre pensai che se Dio non mi aveva permesso di frequentare la Scuola di Cultura Biblica di Milano, che avrei potuto seguire tranquillamente senza lasciare i miei impegni, perché avrebbe dovuto, invece, permettermi di andare a Roma, lasciando tutto? Non ci fu verso di vincere quella mia battaglia con il Signore: in quei giorni il desiderio di servire il Signore aumentò causandomi molta agitazione, chiesi al Signore di lasciarmi fuori da tutto questo. Una sera, però, ricordo che era mercoledì, non c’erano riunioni nella mia comunità, mentre ero in casa, rivolsi a Dio la mia preghiera chiedendo una risposta definitiva circa il Suo volere per me. Nel frattempo suonarono al campanello due giovani della mia chiesa che stavano andando a visitare una comunità vicina e, così, mi unii a loro. Quella sera la Parola di Dio penetrò nel mio cuore attraverso la predicazione di Esodo 4:12, 13: “Or dunque va’, e io sarò con la tua bocca, e t’insegnerò quello che dovrai dire. E Mosè disse: Deh! Signore, manda il tuo messaggio per mezzo di chi vorrai!”. Era la mia esperienza! Il testo biblico mi aveva scoperto, non ero più io che leggevo la Bibbia, ma era Lei a leggere la mia vita. Quella sera decisi di rispondere affermativamente a quella chiamata e inviai la domanda d’iscrizione all’Istituto Biblico Italiano. Il Signore permise che fosse accettata. Arrivato a Roma mi confrontai con una realtà completamente diversa da quella che mi aspettavo: prima di arrivare pensavo di ricevere un rigido insegnamento, molto formale, sulla Bibbia e, invece, mi ritrovai in mezzo a fratelli che, con grande passione, dedicavano la loro vita al servizio ricevuto, per amore del Signore. In quel periodo iniziò nella mia vita un’opera meravigliosa: il Signore attraverso il rapporto con i miei fratelli, lo studio della Sua Parola, le riunioni di preghiera e i culti svolti all’interno della scuola, modellava gradualmente la mia persona. Mi accorsi in breve tempo che non era semplicemente una scuola di Istruzione Biblica, ma una splendida opera di formazione per credenti. Se prima consideravo la Bibbia esclusivamente un libro importante, in quel periodo mi innamorai di quella lettera che il Padre celeste mi aveva lasciato. Ho imparato molto in quei giorni e presto mi ritrovai davanti ad una nuova meta da raggiungere: avevo bisogno di ricevere il battesimo nello Spirito Santo se volevo davvero essere un testimone di Cristo Gesù e non soltanto un Suo discepolo. Iniziò dunque la ricerca per sperimentare questa gloriosa promessa. Ricordo che il mio tempo libero divenne tempo di preghiera, ciononostante si concluse l’Anno Accademico mentre non avevo ancora ricevuto il battesimo nello Spirito Santo. Al mio ritorno a casa decisi di servire il Signore, durante il periodo estivo, presso i centri comunitari evangelici per poi dedicarmi nuovamente al mio lavoro, lasciato in sospeso l’anno precedente. Questo era il mio progetto, ma non il piano di Dio! Mentre partecipavo come collaboratore al turno ragazzi, in una preghiera serale il Signore mi battezzò nello Spirito Santo ed in seguito decisi di fare domanda per il secondo Anno Accademico. Frequentai la seconda classe e successivamente il Signore mi permise di frequentare anche il terzo anno, in cui ho svolto il mio tirocinio pratico presso le comunità di Agrigento e Porto Empedocle, presiedute dal fratello Vito Nuzzo. Durante questa nuova esperienza ho potuto scoprire che cosa significhi donare interamente la propria vita al Signore vivendo per fede; mi è stata anche data l’opportunità di collaborare per un breve periodo con i pastori delle comunità di Aragona e Villaseta nella cura dei credenti e nella predicazione della Parola. Non posso fare altro che ringraziare il Signore per l’opera dell’Istituto Biblico Italiano che permette a giovani, e meno giovani, di conoscere maggiormente la volontà di Dio per la propria vita e di essere modellati al fine d’assomigliare maggiormente al Signore Gesù Cristo. Il mio percorso come studente dell’Istituto Biblico si è concluso, ma ha lasciato viva in me la volontà di rimanere per tutta la mia vita uno studente del Sommo Maestro. In seguito al terzo anno di tirocinio pratico, svolto presso la comunità di Agrigento, il desiderio di servire il Signore nell’opera del ministero ha continuato ad essere presente nel mio cuore. Per questa ragione ho dato piena disponibilità ai fratelli del Consiglio Generale delle Chiese per svolgere qualsiasi incarico avessero ritenuto opportuno. Con grande gioia e con tanta voglia di crescere sino alla perfetta statura di Cristo, desidero affrontare con l’aiuto del Signore anche questo nuovo periodo della mia vita. Ritornerò a svolgere anche il lavoro d’idraulico, ma stavolta avendo una diversa priorità, condurre anime a Cristo e una diversa attitudine: “Or la Pietà con animo contento del proprio stato, è un gran guadagno; poiché non abbiamo portato nulla nel mondo, perché non né possiamo neanche portar via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti” (1 Timoteo 6:6-8).


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